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RAI, una grande azienda dove la dignità e la tutela dei lavoratori vengono prima di tutto

Lettera di un dipendente della Rai di Milano al Direttore Generale della Rai Mario Orfeo.

Caro Direttore, 
lo scorso 4 novembre nella bellissima trasmissione radiofonica BLACKOUT, nel suo editoriale, il bravissimo Enrico Vaime ha riportato la notizia, tratta da un quotidiano, che parlava di un dipendente di una grande azienda che da 16 anni non fa niente cioè, si presenta al lavoro, timbra il cartellino e aspetta. Aspetta che qualcuno gli dia qualcosa da fare, ma nessuno si occupa di lui, e per 8 ore e mezzo giornaliere aspetta che si faccia una certa per ritimbrare il cartellino e andarsene a casa. 
La notizia mi ha particolarmente colpito e ho pensato: ma che azienda è quella che tiene un suo dipendente per 16 anni pagato a non fare nulla. Sicuramente un’azienda del terzo mondo. Una vicenda questa che ha davvero dell’inverosimile, e che fortunatamente è lontana da noi e soprattutto dalla nostra Azienda, la Rai, la più grande Azienda culturale del Paese. Un’Azienda la nostra, dove casi come quello sopra citato, non potranno mai avvenire, in quanto la Rai può vantarsi di adottare le migliori politiche del Personale volte alla tutela e alla fidelizzazione dei tanti dipendenti che vi lavorano, di una Commissione del Codice Etico, sempre pronta a recepire e a studiare fenomeni legati ad eventuali atti vessatori nei loro confronti, casi nella nostra Azienda, praticamente rari se non addirittura inesistenti. Una condizione quella del lavoratore in questione, impossibile da immaginarsi possa esistere in Rai, questo grazie anche alla preparazione e alla professionalità della sua classe dirigente, in quanto ogni Dirigente, Funzionario o Responsabile aziendale, viene individuato e selezionato attraverso severissimi criteri, il che li porta a svolgere con la massima professionalità i compiti a loro assegnati. Evidentemente, nell'azienda citata da Vaime, tutto ciò è fantascienza, o forse accade per via che essendo una grande azienda risulti difficile avere il controllo di tutti i propri dipendenti. Ma anche la nostra è una grande Azienda ed è proprio per la meticolosa attenzione che ogni Dirigente pone nei confronti del personale a lui assegnato che questo non succede, e non succederà mai, vero Direttore? E già, perché la Rai attraverso un processo di mappatura del Personale, conosce i suoi dipendenti uno a uno, difficile, anzi impossibile che se ne dimentichi anche uno solo. Questa conoscenza del personale e delle relative professionalità presenti in Azienda, le consente oltremodo di evitare il ricorso agli appalti esterni, così da mantenere sempre alto il livello di saturazione delle risorse interne. Si va bene, abbiamo qualche consulente esterno, ma che sarà mai, sono così pochi che così come gli appalti si contano sulle dita di una mano, e questo grazie al controllo costante che il Sindacato pone verso gli appalti. Direttore, siamo davvero un grande Azienda, anzi, una grande famiglia, e come una grande famiglia viviamo, non ci sono discrepanze normative e tanto meno economiche tra generazioni, neo assunti e colleghi anziani sono alla pari. 
Il buon “clima aziendale” che si respira all’interno della Rai è improntato sulla cordialità e la buona educazione. Non esistono rancori e favoritismi, le lettere di contestazione e i provvedimenti disciplinari sono inesistenti, le motivazioni dei lavoratori sono alte perché incentrate sulla gratificazione personale in misura agli obiettivi raggiunti, mentre i percorsi di carriera e di sviluppo professionale, seguono rigidi e precisi protocolli che ne garantiscono l’imparzialità. Un’Azienda la nostra, dove ogni mattina o ad ogni inizio turno, si entra con il sorriso stampato sul viso, dove i lavoratori, pur avendo raggiunti i requisiti per l’uscita alla pensione continuano a restare, un’Azienda dove le gerarchie sembrano non esistere, in quanto i preposti aziendali si distinguono per la loro disponibilità nell’adoperarsi a risolvere gli eventuali e rarissimi problemi dei lavoratori, basta anche inviare una semplice mail per ricevere da loro l’immediata risposta. Chissà Direttore, quante volte le sarà capitato di rispondere alle richieste dei lavoratori, ma anche questo fa grande la Rai. Che fortuna che abbiamo a lavorare in questa grande Azienda dove tutto è normato, dove tutto fila liscio, dove il lamento è inesistente, dove il ricorso al contenzioso non si sa nemmeno cosa sia, dove non esiste il deficit aziendale, e dei conti in rosso non si ha memoria, dove i più che dignitosi rinnovi del nostro CCL (grazie soprattutto all’impegno delle varie OO.SS. presenti in Azienda) avvengono ogni tre anni con la stessa puntualità di un orologio svizzero. Un’Azienda la nostra, dove molti lavoratori possono usufruire dello smart working, delle innumerevoli agevolazioni comprese all’interno del welfare aziendale, un’Azienda la Rai, che non conosce il lavoro nero e il precariato, dove le norme per la sicurezza dei lavoratori vengono severamente rispettate, dove la tecnologia è all’avanguardia, dove le preziose risorse interne godono dei costanti corsi di aggiornamento dettati dall’evoluzione tecnologica che come sappiamo non si ferma mai. Questa è la nostra grande Rai. Un’Azienda dove noi dipendenti viviamo un doppio ruolo, visto che siamo in primis cittadini e che non siamo esenti dal pagamento del “canone”, tassa che ci consente di essere Servizio Pubblico, e per questo investire in maniera oculata, nei tanti programmi culturali che ci contraddistinguono dal resto del panorama televisivo, ottimizzando le entrate del canone ed evitando qualsiasi inutile spreco del denaro pubblico versato dai cittadini. 
Certo, qualche invidioso potrebbe dirci che la Rai non rientra nemmeno nella classifica delle prime 400 aziende italiane dove, secondo i risultati di un’indagine realizzata in esclusiva dalla società tedesca indipendente Statista per Panorama, i lavoratori lavorano meglio. Ma a noi dipendenti della Rai, questo non interessa perché noi non siamo un’Azienda, ma una grande famiglia, vero Direttore? Mi scusi Direttore, se mi sono fatto trascinare dall’enfasi, mi creda, mi piacerebbe davvero tanto che la Rai fosse quella grande Azienda sopra descritta, purtroppo per me così non è, dato che il lavoratore citato nella trasmissione da Vaime sono io. Comunque Direttore, tenga la barra diritta, nel suo discorso augurale del 18 dicembre u.s. l’ho sentita ancora una volta parlare di valorizzazione delle risorse interne che, come ha dichiarato, è un po’ la bussola che l’ha guidata in questi mesi. 
Non si dimentichi però, ricordandole quello che lei disse in Commissione di Vigilanza, che prima di tutto c’è la dignità e tutela dei lavoratori, ancora prima della giusta e legittima valorizzazione che ci deve essere. Ma in alcuni casi dignità e tutela del lavoro in Rai. Questo prima di tutto. 
Buone feste Direttore Giuseppe Posillico

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